sabato 21 dicembre 2013

Oggetti violentabili


“(...) L’ontologia riassume l’ideologia. In altri termini, l’ideologia crea ciò che appare come ontologico: se le donne sono ontologizzate come oggetti sessuali (o stuprabili, come sostengono alcune femministe), gli animali sono ontologizzati come fonti di carne. Ontologizzando donne e animali come oggetti, il nostro linguaggio elimina contemporaneamente il fatto che qualcun altro agisca come soggetto / agente / esecutore di violenza.”

Tratto da: C. Adams, «Ecofeminism and the Eating of Animals», Hypathia, No. 6, Spring 1991, pp. 134-137.
Traduzione di Marco Reggio, originariamente pubblicata su Diogene – Filosofare oggi, n°22 (marzo-maggio 2011), pp. 44-46.

martedì 26 novembre 2013

CARNE


DOVE SONO STATA ALLEVATA, MACELLATA, SEZIONATA,
LO TROVI SULL'ETICHETTA.
E' LA MIA STORIA, NON QUELLA DEI MIEI MUSCOLI.
E' LA STORIA DELLA POCA LUCE CHE HO VISTO,
DEI POCHI ODORI CHE HO SENTITO.
IL MIO NOME ERA 400012.

DOVE SONO NATA
LO LEGGI SU UN PEZZO DI CARTA.
IL NOME DELLA CITTA'
CHE AVREI VOLUTO RAGGIUNGERE
LO LEGGI FRA I MIEI CAPELLI,
INCROSTATI DI SABBIA E DI SALE.

sabato 23 novembre 2013

Il grattacielo



Il grattacielo


Vista in sezione, la struttura sociale del presente dovrebbe configurarsi all’incirca così:
su in alto i grandi magnati dei trust dei diversi gruppi di potere capitalistici che però sono in lotta tra loro; sotto di essi i magnati minori, i grandi proprietari terrieri e tutto lo staff dei collaboratori importanti; sotto di essi – suddivise in singoli strati – le masse dei liberi professionisti e degli impiegati di grado inferiore, della manovalanza politica, dei militari e dei professori, degli ingegneri e dei capufficio fino alle dattilografe; ancora più giù i residui delle piccole esistenze autonome,gli artigiani, i bottegai, i contadini e tutti quanti, poi il proletariato, dagli strati operai qualificati meglio retribuiti, passando attraverso i manovali fino ad arrivare ai disoccupati cronici, ai poveri, ai vecchi e ai malati. 
Solo sotto tutto questo comincia quello che è il vero e proprio fondamento della miseria, sul quale si innalza questa costruzione, giacché finora abbiamo parlato solo dei paesi capitalistici sviluppati, e tutta la loro vita è sorretta dall’orribile apparato di sfruttamento che funziona nei territori semi-coloniali e coloniali, ossia in quella che è di gran lunga la parte più grande del mondo. Larghi territori dei Balcani sono una camera di tortura, in India, in Cina, in Africa la miseria di massa supera ogni immaginazione. Sotto gli ambiti in cui crepano a milioni i coolie della terra, andrebbe poi rappresentata l’indescrivibile, inimmaginabile sofferenza degli animali, l’inferno animale nella società umana, il sudore, il sangue, la disperazione degli animali. [...] 
Questo edificio, la cui cantina è un mattatoio e il cui tetto è una cattedrale, dalle finestre dei piani superiori assicura effettivamente una bella vista sul cielo stellato.



Max Horkheimer, «Il grattacielo», da Crepuscolo. Appunti presi in Germania 1926-1931, Einaudi 1977, pp. 68-70.

VISONI LIBERI



venerdì 18 ottobre 2013

VISONI LIBERI

NESSUN VIVENTE PUO' ESSERE POSSEDUTO, SFRUTTATO, UCCISO.
CHE LA TERRA SIA UN UNICO RESPIRO DI LIBERTA': CONTRO OGNI ALLEVAMENTO, CONTRO OGNI SCHIAVITU'.

venerdì 11 ottobre 2013

Šarik


(...)
Šarik era il cane della prigione, come vi è il cane della compagnia, del battaglione, dello squadrone. Viveva nel penitenziario da tempo immemorabile, senza appartenere a nessuno, teneva tutti come suoi padroni e si nutriva dei rifiuti della cucina. Era un cane da cortile, piuttosto grande, nero chiazzato di bianco, non molto vecchio, con gli occhi intelligenti e la coda sfioccata. Nessuno lo aveva mai accarezzato, nessuno faceva la minima attenzione a lui. Fin dal primo giorno io gli feci qualche carezza e gli diedi da mangiare del pane dalla mia mano. Quando lo accarezzavo, stava fermo e mi guardava affettuosamente e in segno di gioia agitava pian piano la coda. Ora, non avendomi veduto da un pezzo (io ero il primo che in tanti anni avesse avuto l'idea di accarezzarlo), s'era messo a correre e a cercarmi in mezzo a tutti, a cercarmi dietro alle baracche e, quando mi vide, mi saltò incontro abbaiando.
Non so cosa mi prendesse, ma cominciai a baciarlo, ad abbracciargli la testa; lui mi appoggiò le zampe sulle spalle e si mise a leccarmi il viso. "Ecco l'amico che mi manda la sorte!" pensai e ogni volta che, in quel penoso e triste tempo, io tornavo dal lavoro, prima di andare dovunque, mi affrettavo dietro alle camerate, con Šarik che saltellava davanti a me, abbaiando di gioia, gli prendevo la testa e lo baciavo, lo baciavo, e un senso di dolcezza e nello stesso tempo di tormentosa amarezza mi stringeva il cuore. Mi ricordo che piacere provavo pensando (e quasi mi gloriavo del mio tormento) che in tutto il mondo ora mi restava soltanto un essere che mi amava, che mi era attaccato, un amico, un unico amico: il mio fedele cane Šarik."

Fëdor Dostoevskij, Ricordi della casa dei morti

domenica 4 agosto 2013

IL MIO PIANTO LIBERO




Non toglietemi

la direzione del mio passo,
il vento che acceca,
il calore compagno.


Lasciatemi
il verde di pioggia
e il silenzio che avanza.


Ho bisogno

delle scintille degli occhi,
dell’urlo della notte

per sapere chi sono.





lunedì 22 luglio 2013

ACQUARIO


"... Gli animali esposti sono (...) modelli chiamati a rappresentare il più fedelmente possibile una determinata specie (...) ogni esemplare appare intercambiabile con un altro della medesima specie. Al visitatore non interessa se lo squalo esposto sia un individuo piuttosto che un altro..."

Eleonora Adorni, Il tradimento degli animali, Liberazioni n° 13

venerdì 7 giugno 2013

LIBERI DI PENSARE



LETTERA DA ISTANBUL: DALLA TURCHIA AL MONDO

di Sumandef Hakkinda*
Istanbul, 3 giugno 2013, Nena News – Ai miei amici che vivono fuori dalla Turchia: scrivo per farvi sapere cosa sta succedendo a Istanbul da cinque giorni. Personalmente sento di dover scrivere perché la maggior parte della stampa è stata messa sotto silenzio dal governo e il passaparolae internet sono i soli mezzi che ci restano per raccontare e chiedere sostegno. Quattro giorni fa un gruppo di persone non appartenenti a nessuna specifica organizzazione o ideologia si sono ritrovate nel parco Gezi di Istanbul. Tra loro c’erano molti miei amici e miei studenti. Il loro obiettivo era semplice: evitare la demolizione del parco per la costruzione di un altro centro commerciale nel centro della città. Ci sono tantissimi centri commerciali a Istanbul, almeno uno in ogni quartiere. Il taglio degli alberi sarebbe dovuto cominciare giovedì mattina. La gente è andata al parco con le coperte, i libri e i bambini. Hanno messo su delle tende e passato la notte sotto gli alberi. La mattina presto quando i bulldozer hanno iniziato a radere al suolo alberi secolari, la gente si e’ messa di mezzo per fermare l’operazione.Non hanno fatto altro che restare in piedi di fronte alle macchine. Nessun giornale né emittente televisiva era lì per raccontare la protesta. Un blackout informativo totale. Ma la polizia è attivata con i cannoni d’acqua e lo spray al peperoncino. Hanno spinto la folla fuori dal parco.Nel pomeriggio il numero di manifestanti si è moltiplicato. Così anche il numero di poliziotti, mentre il governo locale di Istanbul chiudeva tutte le vie d’accesso a piazza Taksim, dove si trova il parco Gezi. La metro è stata chiusa, i treni cancellati, le strade bloccate. Ma sempre più gente ha raggiunto a piedi il centro della città. Sono arrivati da tutta Istanbul. Sono giunti da diversi background, da diverse ideologie, da diverse religioni. Si sono ritrovati per fermare la demolizione di qualcosa di più grande di un parco: il diritto a vivere dignitosamente come cittadini di questo Paese.Hanno marciato. La polizia li ha respinti con spray al peperoncino e gas lacrimogeni e ha guidato i tank contro la folla che offriva ai poliziotti cibo. Due giovani sono stati colpiti dai tank e sono stati uccisi. Un’altra giovane donna, una mia amica, è stata colpita alla testa da uno dei candelotti lacrimogeni. La polizia li lanciava in mezzo alla folla. Dopo tre ore di operazione chirurgica, è ancora in terapia intensiva in condizioni critiche. Mentre scrivo, non so ancora se ce la farà. Questo post è per lei.Nessun agenda nascostaQueste persone sono miei amici. Sono i miei studenti, i miei familiari. Non hanno “un’agenda nascosta”, come dice lo Stato. La loro agenda è là fuori, è chiara. L’intero Paese viene venduto alle corporazioni dal governo, per la costruzione di centri commerciali, condominii di lusso, autostrade, dighe e impianti nucleari. Il governo cerca (e quando è necessario, crea) ogni scusa per attaccare la Siria contro la volontà del suo popolo.E, ancora più importante, il controllo del governo sulle vite personali della sua gente è diventato insopportabile. Lo Stato, dietro la sua agenda conservatrice, ha approvato molte leggi e regolamenti sull’aborto, il parto cesareo, la vendita e l’utilizzo di alcol e anche il colore del rossetto delle hostess delle compagnie aeree.La gente che sta marciando verso il centro di Istanbul chiede il diritto a vivere liberamente e a ottenere giustizia, protezione e rispetto dallo Stato. Chiede di essere coinvolta nel processo decisionale della città in cui vive. Quello che invece ha ricevuto è violenza e un enorme numero di gas lacrimogeni lanciati dritti in faccia. Tre persone hanno perso la vista.Eppure continuano a marciare. Centinaia di migliaia si stanno unendo. Duemila persone sono passate sul ponte del Bosforo a piedi per sostenere la gente di Taksim. Nessun giornale né tv era lì a raccontare cosa accadeva. Erano occupati con le notizie su Miss Turchia e “il gatto più strano del mondo”. La polizia ha continuato con la repressione, spruzzando spray al peperoncino tanto da uccidere cani e gatti randagi.Scuole, ospedali e anche hotel a cinque stelle intorno a piazza Taksim hanno aperto le porte ai feriti. I dottori hanno riempito le classi e le camere di albergo per dare primo soccorso. Alcuni poliziotti si sono rifiutati di spruzzare lo spray e lanciare lacrimogeni contro persone innocenti e hanno smesso di lavorare. Intorno alla piazza hanno posto dei disturbatori per impedire la connessione internet e i network 3G sono stati bloccati. I residenti e i negozi della zona hanno dato alla gente in strada accesso alle loro reti wireless, i ristoranti hanno offerto cibo e bevande gratis.La gente di Ankara e Izmir si è ritrovata nelle strade per sostenere la resistenza di Istanbul. I media mainstream continuano a raccontare di Miss Turchia e del “gatto più strano del mondo”.***Scrivo questa lettera così che possiate sapere cosa succede a Istanbul. I mass media non ve lo diranno. Almeno non nel mio Paese. Per favore postate più articoli possibile su internet e fatelo sapere al mondo.Mentre pubblicavo articoli che spiegavano quanto sta avvenendo ad Istanbul sulla mia pagina Facebook la scorsa notte, qualcuno mi ha chiesto: “Cosa speri di ottenere lamentandoti del tuo Paese con gli stranieri?”. Questa lettera è la mia risposta.Con il cosiddetto “lamentarmi” del mio Paese, io spero di ottenere:Libertà di parola e espressione,Rispetto per i diritti umani,Controllo sulle decisione che riguardano il mio corpo,Diritto a radunarsi legalmente in qualsiasi parte della città senza essere considerato un terrorista.Ma soprattutto dicendolo al mondo, ai miei amici che vivono nel resto del globo, spero di aprire i loro occhi, di aver sostegno e aiuto.*Originariamente pubblicato sul blog defnesumanblogs.com

lunedì 3 giugno 2013

28 febbraio 2013, UN ANIMALE ANIMALISTA



" Sarà ucciso quanto avrà "smaltito lo stress" il toro fuggito martedì mattina dal camion che lo stava trasportando al mattatoio. L’animale è riuscito a scappare dal rimorchio del mezzo diretto a Mantova quando si è approcciato al casello di Verona.
Il toro fuggito era uno dei diciotto animali destinati all’uccisione.
Le pattuglie della Polizia Municipale intervenute sul posto e quelle della Polizia Stradale hanno intercettato il povero toro all’altezza di un sottopasso, riuscendo a guidarlo nuovamente verso il camion.
Ma l’animale (6 quintali di peso), sentendosi braccato, ha giustamente caricato nel disperato tentativo di salvarsi la vita, salendo con le zampe anteriori sul cofano di un’auto dei Vigili.
È stato quindi necessario l’intervento del personale sanitario dell’USL 20, che lo ha sedato.
Il toro è stato successivamente legato e riportato sul rimorchio.
Ora si attende che “smaltisca lo stress” per poi macellarlo." (All4animals)



Al toro che voleva vivere



Unghie spezzate 
sull’erba d’asfalto
dei prati dell’uomo.

Paura sorda e cieca
muggita nel boato dei motori.


Ti hanno calmato,
povera carne smembrata,
prima di appenderti ai ganci,

che il tuo sapore
non fosse
il terrore.

Povera carne,

il tuo ultimo respiro 
esalato ogni giorno 

milioni di volte 
nei macelli,

l’odore del tuo sangue

ora

mi sale negli occhi.







martedì 23 aprile 2013

L'AGONIA DI UN TOPO





"... L'agonia di un topo o l'esecuzione di un vitello restano presenti nel pensiero non per pietà, ma come zona di scambio fra l'uomo e l'animale, in cui qualcosa dell'uno passa all'altro."

G. DELEUZE e F. GUATTARI, "Che cos'è la filosofia?"

UNICO SCAMPO DIVENTARE UOMO



"... la gabbia era troppo bassa per la posizione eretta e troppo stretta per quella a sedere: dovevo perciò starmene accoccolato, con le ginocchia piegate e sempre scosse da un tremito (...) Per la prima volta nella mia vita mi trovavo senza scampo (...) Avevo un bel grattarmi a sangue fra le dita dei piedi o premere il sedere contro la sbarra dell'inferriata fin quasi a tagliarmi in due, non mi capacitavo. Non avevo scampo, ma dovevo trovarlo, perché non potevo vivere senza (...) Fu allora che una grande meta mi balenò dinanzi (...) Imitare gli uomini era facilissimo."

F. KAFKA, Relazione per un'accademia (in "Un medico di campagna")

martedì 16 aprile 2013

BOBBY




"Ed ecco che, nel mezzo di una lunga prigionia, per poche settimane e prima che le guardie lo cacciassero, un cane randagio entrò nelle nostre vite. Un giorno si unì alla truppa che, sorvegliata, rientrava dal lavoro. Vivacchiava in qualche angolo incolto ai confini del campo. Lo chiamammo Bobby, un nome esotico come si conviene a un cane coccolato. Appariva durante le adunate del mattino e ci attendeva al ritorno, saltellando e abbaiando felicemente. Per lui, questo è fuori discussione, siamo stati degli uomini."
E. LEVINAS

"Bobby ... interrompe la lotta per la propria sopravvivenza per ESSERE CON LORO ...  Non è questo un atto morale per eccellenza?"
M.CALARCO in ZOOGRAFIE

giovedì 4 aprile 2013

L'ALBERO DELLE SPECIE





"partendo dal principio che le specie altro non sono che varietà nettamente definite e permanenti e che ciascuna specie, inizialmente, è esistita come varietà, possiamo comprendere perché non esiste alcuna linea di demarcazione tra le varie specie che di solito si suppone siano frutto di atti distinti di creazione. (...) la struttura ossea è la stessa nella mano dell'uomo, nell'ala del pipistrello, nella pinna del marsuino e nella gamba del cavallo; il collo della giraffa e dell'elefante hanno lo stesso numero di vertebre."

Charles Darwin, "L'origine delle specie"

L'INSOSTENIBILE SUPERIORITA' DELLA SPECIE UMANA




"SOLO LIBERANDOCI DAL FARDELLO DI UN'ORMAI INSOSTENIBILE SUPERIORITA' E DI UN'INSENSATA SEPARAZIONE DAL RESTO DEL VIVENTE POSSIAMO ACCEDERE ALL'ORIZZONTE INESPLORATO DELLA COMPASSIONE, IN CUI LA VERGOGNA DI ESSERE UOMINI, AMMUTOLENDOCI IN UN SILENZIO IN-UMANO, CI PERMETTA DI UDIRE L'URLO DI DOLORE DI TUTTI I VITELLI STRAPPATI DALLE MADRI NEGLI ALLEVAMENTI INTENSIVI, DI PERCEPIRE L'ANGOSCIA DI TUTTE LE ARAGOSTE CONDANNATE A MORTE NEGLI ACQUARI DEI SUPERMERCATI, RISCHIANDO PER LORO LA NOSTRA STESSA LIBERTA', LASCIANDOCI AVVOLGERE DA UN VINCOLO DI AMORE INDISSOLUBILE CON TUTTI I CANI SENZA NOME RINCHIUSI NEGLI STABULARI DELLA VIVISEZIONE, RICONOSCENDO IN OGNUNA DI QUELLE VITE SPEZZATE E IN OGNUNO DI QUEI CORPI STRAZIATI LE NOSTRE STESSE VITE E MEMBRA MORTALI."

(LEONORA PIGLIUCCI, IN LIBERAZIONI, rivista di critica antispecista, N°6)

martedì 2 aprile 2013

PER UN CIRCO SENZA ANIMALI



"(...) nel 2005 è stato introdotto (in Austria) il divieto dei circhi con animali selvatici (...), nè fu permesso ne arrivassero dall'estero. (...) i media hanno iniziato ad esprimersi negativamente sui circhi stranieri con animali selvatici (...) sono considerarti come forme di abuso risalenti ad un tempo ormai passato, quando minore era il rispetto per gli animali. In austria questa posizione è sempre più frequente."
M.Balluch,  in Liberazioni n. 6

venerdì 29 marzo 2013

RESTITUIRE IL NOME



" (...) DARE, O MEGLIO, RESTITUIRE UN NOME AGLI ANIMALI RAPPRESENTA (ALLORA) UN GESTO EMINENTEMENTE RIVOLUZIONARIO, QUEL GESTO CHE RIMETTE LE COSE A POSTO, CHE RIUNIFICA LE PARTI SMEMBRATE, CHE METTE IN SCACCO LE PRATICHE DI RIDUZIONE DELL'ALTRO, CHE RICUSA LA NOSTRA VISIONE GERARCHICA DEL MONDO."

MASSIMO FILIPPI, "Nell'albergo di Adamo"

lunedì 25 marzo 2013

lunedì 18 marzo 2013

IDENTITA'


" ... l'identità si sviluppa attraverso l'integrazione dell'altro
 e non attraverso la sua esclusione."

R. Marchesini

giovedì 14 marzo 2013

VIVENTI




SOLCO
SCAVATO FRA I VIVENTI

OSTINATA TRINCEA

BATTITO INTERROTTO

DI UN COMUNE PULSARE.


IRROMPI
INONDA
COLMA

E CONSOLA,

LINFA DELLA TERRA.


martedì 12 marzo 2013

SENSI



" (...) Ogni essere vivente percepisce ciò che il suo apparato sensoriale gli consente, il che crea un mondo del tutto diverso a seconda dei differenti flussi di sensazioni che lo attraversano: odori, colori, suoni, ferormoni, onde o frequenze."

(Vinciane Despret)

MONDI



"UN MONDO ESISTE IN TANTE MANIERE 
QUANTE SONO LE PROSPETTIVE DA CUI LO SI GUARDA".

Vinciane Despret, "Nell'albergo di Adamo"

lunedì 11 marzo 2013

IDENTITA'


CONDIVIDIAMO CON LO SCIMPANZE' 
CIRCA IL 99% DEL  PATRIMONIO GENETICO. 

IL RIMANENTE E' ARROGANZA UMANA.

domenica 3 marzo 2013




L'AGNELLINO CORRE NEL PRATO
VERSO LA SUA MAMMA.
AGITA ALL'IMPAZZATA LA PICCOLA CODA.
E' FELICE.






mercoledì 27 febbraio 2013

STRAGE PASQUALE



ALLE FRONDE DEI SALICI









    E come potevano noi cantare

    con il piede straniero sopra il cuore,
    fra i morti abbandonati nelle piazze
    sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
    d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
    della madre che andava incontro al figlio
    crocifisso sul palo del telegrafo?
    Alle fronde dei salici, per voto,
    anche le nostre cetre erano appese,
    oscillavano lievi al triste vento.
         SALVATORE QUASIMODO

domenica 10 febbraio 2013

DOMESTICAZIONE









"La domesticazione è il modello della subordinazione sociale e la predazione il modello dell'assassinio e dello sterminio." (Carol Adams)

giovedì 7 febbraio 2013

COSTRETTE AL CANNIBALISMO




CARNE




"GLI ANIMALI SONO UCCISI IN QUANTO FALSI TERMINI COLLETTIVI, MA ESSI MUOIONO INDIVIDUALMENTE. ESSI MUOIONO COME QUELLA MUCCA, NON COME ARROSTO, COME QUEL MAIALE, NON COME PROSCIUTTO. OGNUNO DI LORO PATISCE LA PROPRIA MORTE E LA MORTE CONTA PER CHI STA MORENDO."

(Carol J. Adams)